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La chiesa e il chiostro

La Chiesa e il Chiostro in cima al Monte Ricco inizialmente dedicati a San Giovanni Evangelista.
Monte Ricco Monselice - L'ape regina circondata dalle api operaie

Scopri la storia della chiesa e del chiostro sul Monte Ricco: dalla fondazione medievale ai restauri agostiniani, fino alle trasformazioni dei Cini.

La chiesa e il chiostro del Monte Ricco a Monselice, nonché l’Eremo di Santa Domenica, custodiscono secoli di storia e trasformazioni. Dalla fondazione benedettina del 1203 al restauro seicentesco degli agostiniani, fino agli interventi novecenteschi dei Cini, il complesso racconta l’evoluzione religiosa e architettonica di uno dei luoghi simbolo dei Colli Euganei.

Le origini medievali: la donazione del 1203

Le origini medievali: la donazione del 1203 All’inizio del Duecento, il 4 maggio 1203, il Comune di Monselice deliberò la donazione di un appezzamento sulla sommità del Monte Ricco. La concessione fu fatta dal console Rolando a magister Alberto, che ricevette il terreno sufficiente a costruirvi una chiesa dedicata a San Giovanni Evangelista, una casa e un piccolo cimitero, come attestato dagli atti conservati e studiati da Antonio Rigon (Atti e Memorie dell’Accademia Patavina, 1980-81). Nacque così un cenobio benedettino, inizialmente non ancora strutturato come vero monastero, ma come locus in cui risiedevano i fratres sotto la guida di un maior.

Il monastero si inserì in un contesto di fervore religioso tipico del XII e XIII secolo, quando in tutto il Veneto si moltiplicarono piccoli insediamenti di eremiti e comunità religiose, destinati a confluire nel nuovo ordine dei benedettini albi, promosso dal priore padovano Giordano Forzatè.

Una comunità tra spiritualità e controllo del territorio

Il cenobio sul Monte Ricco non ebbe mai grandi dimensioni: i documenti parlano di una comunità di circa dieci religiosi, sicuramente ben organizzata ma con poche possibilità di espandersi: la sua posizione in cima al colle aveva un significato strategico oltre che spirituale. Infatti Ezzelino da Romano arrivò a sottrarre ai monaci parte dei beni del Monte Ricco (per lo più vigneti e oliveti).

Questo possesso riguardava tutta l’area attorno al castrum, una torre con funzioni difensiva e di controllo militare sul territorio circostante, innalzato probabilmente in quegli anni assieme al mastio fatto costruire a Monselice sul Colle della Rocca da Federico II.

La torre duecentesca che ancora oggi si erge accanto all’eremo testimonia questa duplice natura: presidio religioso e insieme baluardo del potere comunale e delle famiglie aristocratiche locali.

Il trasferimento a Padova del 1258

Dopo circa sessant’anni dalla fondazione, il 22 luglio 1258, si verificò un evento decisivo: il vescovo di Padova Giovanni e i canonici della cattedrale approvarono la permuta con cui i monaci del Monte Ricco cedettero al marchese Azzo VII d’Este la cima del colle, con la torre e gli edifici monastici, in cambio di terreni nella città di Padova, presso la chiesa di San Giovanni Evangelista a Pontecorvo.

Con questo atto, i religiosi ottennero di trasferirsi stabilmente entro le mura cittadine, mentre il priore del Monte Ricco divenne contestualmente priore anche della nuova comunità padovana.

La scelta non fu casuale, dal momento che la presenza del castrum rendeva il Monte Ricco particolarmente importante dal punto di vista strategico. E proprio per questo motivo Azzo VII d’Este volle assicurarsi il possesso della sommità, in un periodo segnato dal declino del potere ezzeliniano e dal riassetto politico dell’area euganea. Secondo le fonti, il trasferimento rispose sia all’interesse del marchese di consolidare le sue basi di difesa, sia all’esigenza dei monaci di trovare un luogo più sicuro e meno esposto a tensioni e minacce vista la presenza di una base militare accanto al proprio cenobio.

Pochi anni dopo sarà lo stesso Azzo d’Este, angustiato dai debiti e sotto pressione di Padova, a rivendere i diritti sul Monte Ricco ai padovani, che così si appropriano di un luogo strategicamente importante.

Il lento decadimento del complesso sul Monte Ricco

Dopo il trasferimento del 1258, il locus di San Giovanni sul Monte Ricco non fu del tutto abbandonato. Documenti del 1264 e del 1290 ricordano ancora alcuni fratres, legati al pagamento di tributi alla pieve di Monselice. Anche nel 1296 si registra la riscossione della “libra di cera” dovuta dall’antico cenobio.

Il sito, ormai ridotto a domus e non più a monastero, restava subordinato al monastero di San Giovanni Evangelista di Padova, segno di una lenta ma inesorabile perdita di autonomia. Con il tempo, il complesso entrò in un progressivo decadimento, preludio alla sua rinascita seicentesca con l’arrivo degli agostiniani.

Il culto di San Giovanni Battista e le tradizioni popolari

A partire almeno dall’inizio del Seicento, la piccola chiesa del Monte Ricco cambiò intitolazione, passando da San Giovanni Evangelista a San Giovanni Battista. La scelta fu probabilmente influenzata da una tradizione molto antica: la festa del Battista, infatti, veniva celebrata il 24 giugno, in coincidenza con il solstizio d’estate. La vigilia di questa ricorrenza, eredità del mondo pagano, era considerata una notte “magica”, capace di portare salute, fertilità e presagi straordinari.

Sul Monte Ricco la celebrazione assunse un carattere fortemente popolare: i Montericcani si ritrovavano sulla vetta per banchetti, canti, balli e incontri amorosi, trasformando la festa religiosa in un momento di socialità e di folklore. Questa tradizione continuò per secoli, fino a interrompersi con lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Oggi sopravvive solo in forma più sobria e limitata, con una rievocazione davanti al Capitello del Battista, posto all’inizio della salita verso l’eremo.

La rinascita con gli agostiniani nel Seicento

Dopo secoli di progressivo abbandono, il Monte Ricco conobbe una nuova stagione di vita religiosa grazie agli eremitani di Sant’Agostino. Attorno alla metà del Seicento, la struttura fu affidata al loro ordine e nel 1679 il frate Agostino Maria da Bergamo promosse un importante restauro. L’intervento riguardò sia l’eremo sia la cappella, allora in rovina, restituendo al luogo un aspetto decoroso e nuovamente funzionale alla preghiera.

A testimonianza di questa rinascita rimane ancora oggi una lapide commemorativa incisa con parole di gratitudine, che ricorda il “salvifico ripristino” operato dal religioso. Con il loro arrivo, gli agostiniani restituirono all’eremo non solo dignità architettonica, ma anche nuova vitalità spirituale, riportando il Monte Ricco a essere punto di riferimento per la comunità di Monselice.

Le trasformazioni architettoniche dei Cini

All’inizio del Novecento, con l’acquisto del colle da parte della famiglia Cini, il complesso subì nuove e significative trasformazioni. Giorgio e Vittorio Cini ridisegnarono infatti il paesaggio e intervennero anche sulle strutture religiose, dando vita all’attuale chiostro: una piccola corte a pianta quadrata ispirata ai chiostri rinascimentali, realizzata più come elemento scenografico che come spazio conventuale.

La chiesa, pur mantenendo la sua impostazione semplice e raccolta, fu armonizzata con il nuovo assetto, mentre la vicina torre duecentesca continuò a rappresentare la memoria medievale del sito: siamo di fronte a un’architettura capace di raccontare l’evoluzione storica e culturale di Monselice e dei Colli Euganei, testimoniando la stratificazione di epoche, stili e tradizioni.

La chiesa e il chiostro: architettura e testimonianze

La porzione meridionale del complesso ingloba i resti della primitiva chiesa monastica di San Giovanni Evangelista, attorno alla quale si sviluppava il chiostro. Nel corso del tempo l’intero ambiente è stato rimaneggiato: oggi il chiostro quadrangolare appare scandito da archetti su colonnine in cemento armato, ma conserva ancora alcuni lacerti originari, riconducibili almeno al XV secolo.

Nella visita pastorale del vescovo Barozzi del 1489 risultava già in stato di rovina, ma viene descritta con precisione: interamente in pietra, misurava circa 10,4 x 6,9 metri, con un’abside quadrata e un altare posto a breve distanza dalla parete. Oggi la chiesa si presenta in muratura listata, con un grande arco in mattoni a vista che inquadra la lunetta sopra il portale d’ingresso. Accanto, il chiostro è accessibile tramite un protiro timpanato, mentre lungo il lato sud-est si innalza il campanile a pianta quadrata, in mattoni faccia a vista, con cella campanaria definita da aperture centinate.

Scorci e luoghi da non perdere

Camminare sul Monte Ricco è come sfogliare un libro a cielo aperto. Ogni passo racconta qualcosa di diverso: natura, storia, panorami. Dal centro di Monselice fino alla cima del colle, il percorso offre tappe interessanti e paesaggi suggestivi.

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