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L’Eremo di Santa Domenica

Uno scorcio dell'Eremo di Santa Domenica: la chiesa con il chiostro e un angolo di Villa Cini.
Monte Ricco Monselice - L'ape regina circondata dalle api operaie

Scopri l’Eremo di Santa Domenica sul Monte Ricco a Monselice: storia millenaria tra monachesimo, dimora nobiliare e comunità spirituale, immersa nello splendido contesto paesaggistico dei Colli Euganei.

L’Eremo di Santa Domenica rappresenta uno dei complessi religiosi e architettonici più significativi del territorio di Monselice. Situato sulla sommità del Monte Ricco, custodisce una storia stratificata che attraversa secoli di vicende monastiche, eremitiche e nobiliari.

Dalla fondazione benedettina del 1203, passando per i restauri degli agostiniani, fino alla trasformazione novecentesca voluta dal conte Vittorio Cini e alla successiva donazione ai Frati Minori Conventuali, l’eremo è giunto ai nostri giorni come luogo di spiritualità, architettura e natura, oggi al centro di nuovi progetti di valorizzazione ambientale e culturale.

Origini medievali e fondazione (XIII secolo)

L’Eremo di Santa Domenica sorge in una posizione unica e suggestiva, sulla cima del Monte Ricco, altura che domina Monselice e l’intera pianura circostante. Qui, il 4 maggio 1203, un atto notarile sancì la donazione da parte del Comune di Monselice di un terreno ai monaci benedettini, affinché potessero costruire un piccolo cenobio con chiesa dedicata a San Giovanni Evangelista e un’abitazione con cimitero. Si trattava di una scelta strategica e simbolica: la vetta del colle era già in epoca antica sede di fortificazioni e luoghi di culto, e il posizionamento del monastero ne sottolineava l’importanza religiosa e civile.

L’insediamento benedettino ebbe un ruolo fondamentale nello sviluppo della spiritualità locale, anche perché in quegli anni prendeva forma a Padova una nuova corrente monastica, quella dei cosiddetti benedettini albi, guidati da Giordano Forzatè. Nel 1258 il vescovo di Padova Giovanni autorizzò i monaci a trasferirsi presso il monastero di San Giovanni Evangelista proprio a Padova. Pochi anni dopo il complesso del Monte Ricco divenne una dipendenza della comunità padovana, perdendo importanza e avviandosi a un graduale degrado.

La presenza di eremiti nei secoli successivi

Dopo l’abbandono dei benedettini, la continuità dell’insediamento fu garantita dalla presenza di eremiti appartenenti a diversi ordini religiosi, che abitarono il complesso fino alla metà dell’Ottocento. Questo dato è documentato dalle relazioni storiche e dalle visite pastorali conservate negli archivi ecclesiastici.

La chiesa, nel frattempo, subì numerosi interventi e modifiche. Almeno dal Seicento risulta dedicata a San Giovanni Battista, in sostituzione del precedente titolo a San Giovanni Evangelista. Tale intitolazione è collegata anche a tradizioni popolari: la festa del Battista, celebrata a giugno in coincidenza con il solstizio d’estate, si accompagnava infatti a ricorrenze rurali che hanno lasciato tracce nella memoria del territorio.

L’intervento degli agostiniani (XVII secolo)

Nella seconda metà del Quattrocento la proprietà dell’eremo passò al vescovo di Padova, che ne affidò la gestione agli eremitani di Sant’Agostino. Nel 1679 il frate agostiniano Agostino Maria da Bergamo restaurò l’eremo e la cappella, come ricorda una lapide tuttora visibile. Questo intervento permise di preservare parte delle strutture, tra cui la chiesetta e i ruderi della torre medievale.

La documentazione del 1489, relativa alla visita pastorale del vescovo Barozzi, descrive la chiesa come già in rovina. Nei secoli successivi vennero realizzati interventi di ripristino che consentirono al complesso di sopravvivere fino all’età contemporanea.

La trasformazione in villa nel Novecento

All’inizio del XX secolo l’area passò sotto il controllo della famiglia Cini. Nel 1920 il conte Vittorio Cini realizzò una villa che inglobava la chiesetta, il chiostro> e la torre medievale, rielaborando radicalmente il complesso. L’insieme architettonico fu arricchito da terrazze, fontane, balconi e giardini, creando un sistema unitario tra costruito e paesaggio.

Durante la seconda guerra mondiale sul Monte Ricco si insediò un comando militare tedesco.

Donazione ai Frati Minori Conventuali (dal 1947)

Nel 1947 Vittorio Cini donò il complesso ai Frati Minori Conventuali di Padova, chiedendo che venisse intitolato a Santa Domenica in ricordo della nonna. Una lapide all’ingresso testimonia ancora oggi l’atto di donazione.

I frati inizialmente utilizzarono la struttura come luogo di accoglienza per i malati; successivamente l’eremo divenne sede di esercizi spirituali e attività di ritiro. A partire dagli anni Sessanta la strada che conduce al complesso fu asfaltata e ampliata, e venne aggiunto un piano alla villa per aumentare la capacità ricettiva. In tempi più recenti, il complesso è stato sede anche di iniziative a favore di giovani con problemi di dipendenza.

Architettura e caratteristiche attuali

L’Eremo di Santa Domenica conserva elementi architettonici di epoche diverse. La villa del conte Cini presenta un grande salone passante al primo piano, con sale laterali decorate secondo stilemi classici. Il chiostro, rimaneggiato più volte, mostra colonnine in cemento armato accanto a parti più antiche databili almeno al XV secolo. La chiesa, oggi in muratura listata, ha un portale sormontato da un grande arco in mattoni e conserva un campanile a pianta quadrata in laterizio.

Il complesso è inserito in un contesto naturalistico di grande valore: il Monte Ricco è sottoposto a tutela paesaggistica dal 1972 per la presenza di numerosi belvedere. Tra questi vi è la statua di Ercole, dalla quale parte la scenografica scalinata che conduce fino all’eremo.

L’Eremo di Santa Domenica e il Monte Ricco ai nostri giorni

Negli ultimi anni, Angelo Mandato, socio privato della Sesa, ha progressivamente acquisito prima l’eremo e la villa sul Monte Ricco, poi ha promosso il restauro della scalinata e infine ha acquistato le ex cave per evitare che diventassero discariche di terre di scavo.

In particolare, nel 2023, Mandato ha acquistato la sommità del Monte Ricco, comprensiva dell’Eremo di Santa Domenica e dell’edificio costruito da Vittorio Cini, con l’obiettivo di trasformarla in un centro naturalistico aperto al pubblico.

Successivamente, attraverso la sua iniziativa, sono stati avviati i lavori di manutenzione e ripristino della scalinata monumentale che porta dall’Eremo alla Terrazza di Ercole, assicurando così la riapertura e la conservazione di uno degli elementi scenografici più iconici del colle.

Infine, più recentemente, ha acquisito le ex cave Mardegan Rizzi e Sociale Rizzi, entrambe situate sul fianco del Monte Ricco e per decenni a rischio riconversione in discariche, per destinarle a oasi naturalistiche a fini educativi e ambientali con l’obiettivo di ospitare laboratori didattici, campi scout, iniziative con animali e un museo open air di archeologia industriale.

Scorci e luoghi da non perdere

Camminare sul Monte Ricco è come sfogliare un libro a cielo aperto. Ogni passo racconta qualcosa di diverso: natura, storia, panorami. Dal centro di Monselice fino alla cima del colle, il percorso offre tappe interessanti e paesaggi suggestivi.

Scopri cosa vedere lungo il percorso!

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