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Villa Cini

La facciata di Villa Cini costruita dalla famiglia Cini nel 1920 e poi donata nel 1947 ai frati Minori Conventuali.
Monte Ricco Monselice - L'ape regina circondata dalle api operaie

Scopri la storia segreta di Villa Cini sul Monte Ricco a Monselice: costruita per Lyda Borelli da Vittorio Cini, trasformata in rifugio familiare e infine donata ai frati.

La Villa Cini sul Monte Ricco incarna un intreccio perfetto tra bellezza, funzionalità, storia e spiritualità. Cresciuta dalla visione imprenditoriale di Vittorio Cini e plasmata dall’estro creativo di Tomaso Buzzi, divenne teatro della vita privata di una famiglia, rifugio durante la guerra e, infine, luogo di spiritualità.

Villa Cini sul Monte Ricco a Monselice: storia, architettura e fascino

La storia della Villa Cini affonda le sue radici nell’Ottocento, quando Giorgio Cini, attraverso l’eredità della madre Domenica Giraldi, appartenente a una delle più facoltose famiglie di Monselice, entrò in possesso di vaste proprietà sul Monte Ricco e delle annesse cave di trachite. Abile imprenditore, seppe trasformare quell’eredità in una solida azienda legata ai lavori portuali e ferroviari, diventando proprietario di gran parte del colle.

Sulla cima, tra le rovine dell’antico eremo, fece costruire una prima villa che, con signorile ospitalità, accolse personalità di spicco della politica e della scienza. Alla sua morte improvvisa, avvenuta a Parigi nel 1917, il figlio Vittorio Cini prese in mano l’eredità, riscattando e trasformando la residenza paterna.

Villa Cini: dalle radici industriali al rifugio per Lyda Borelli e i figli

Fu proprio Vittorio, tra il 1920 e gli anni Venti, a ristrutturare e ampliare la villa, rendendola una dimora estiva raffinata e moderna, con l’intento di dare alla moglie Lyda Borelli e ai loro quattro figli, Giorgio, Mynna, Yana e Hilda, un ambiente di intimità signorile, curato e straordinario.

Il conte creò un giardino idilliaco e rigoglioso, quasi fosse un piccolo Eden, dotato di fontane, anfore, piante ornamentali, scalinate e balconate, cuore di una dimensione familiare immersa nella natura e lontana dal mondo.

La scenografia del parco tra statue, terrazze e pergolati

Ad arricchire ulteriormente il parco vi era la scalinata monumentale dell’Ercole, che conduceva i visitatori verso la sommità del colle e fungeva da ingresso scenografico alla villa. Ai suoi piedi si trovava la statua di Ercole con il globo terrestre, simbolo di forza e protezione, divenuta nel tempo uno dei tratti distintivi del complesso.

Intorno alla residenza si sviluppavano percorsi armoniosi incorniciati da muretti in pietra, pergolati e terrazze panoramiche, tra cui la celebre terrazza del glicine, che regalava ombra e colori durante la fioritura primaverile. Il giardino era punteggiato da sculture decorative, vasche ornamentali e scalinate secondarie, che collegavano i diversi livelli del parco, offrendo prospettive sempre nuove sulla pianura veneta sottostante.

Da luogo di preghiera a baluardo militare

Le vicende del Monte Ricco si intrecciano da sempre con spiritualità e strategia militare. Nel 1203 un gruppo di monaci benedettini costituì sulla sua sommità un monastero con oratorio dedicato a San Giovanni Evangelista, di cui ancora oggi rimane traccia nella chiesetta medievale. Tuttavia, la posizione dominante del colle, presto attirò l’interesse delle autorità politiche e militari.

Nel 1239 l’imperatore Federico II ordinò al suo luogotenente, Ezzelino III da Romano, di rafforzare le difese della vicina Rocca di Monselice, con nuove mura, torri e bastioni. Le fonti catastali di Ezzelino IIi attestano che, in questa stessa fase, fu deciso di edificare un castrum anche sul Monte Ricco, in modo da controllare con efficacia tutto il territorio circostante.

Rinvenimenti archeologici durante i lavori della Villa Cini

La funzione strategica del colle è confermata anche dai ritrovamenti effettuati negli anni Venti del Novecento, durante la costruzione della Villa Cini. In quell’occasione vennero alla luce fondazioni di una torre medievale, realizzata con blocchi di pietra, conci, squadrati e simile per aspetto al mastio federiciano della Rocca di Monselice.

Contestualmente furono rinvenute anche palle di trachite da catapulta, testimonianza dell’antico ruolo difensivo del sito. Questi reperti rivelano come il Monte Ricco non fosse solo sede di vita monastica, ma anche presidio militare capace di integrare la rete fortificata voluta da Federico II ed Ezzelino.

Il ritorno dei monaci e le trasformazioni del complesso

Con la fine della dominazione ezzeliniana, nel 1257, i benedettini poterono tornare sul colle, dove rimasero fino al 1431. Subentrò quindi la confraternita di San Giovanni Battista, che nel 1448 cedette il monastero ai terziari conventuali o agostiniani. Lo stesso anno, per sfuggire alle pressioni di Giacomo Antonio Marcello, capitano a Verona, il complesso fu consegnato al vescovo di Padova, finendo poi sotto il controllo della stessa famiglia Marcello. Nel Seicento si insediarono infine gli eremiti agostiniani, mantenendo la vocazione religiosa del sito per oltre due secoli.

L’intervento dell’architetto Tomaso Buzzi a Villa Cini

Per conferire alla Villa un carattere raffinato e personalizzato, Cini affidò la sistemazione degli interni all’architetto milanese Tomaso Buzzi, noto per il suo gusto raffinato, la sintesi tra stile storico e futurismo decorativo, e la sua collaborazione con l’industriale: il loro rapporto si estese anche al restauro del Castello di Monselice e della Villa Duodo Balbi Valier.

Periodo bellico, donazione e nuova vocazione spirituale

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la villa fu occupata prima da un comando militare tedesco e poi da uno anglo americano; in questo periodo fu costruito un rifugio sotterraneo con due uscite, usato come via di fuga o per movimenti discreti.

Nel 1947, Vittorio Cini donò l'intero complesso, villa ed eremo, ai Frati Minori Conventuali della Basilica del Santo a Padova, imponendo che la struttura venisse chiamata Eremo di Santa Domenica, in omaggio alla nonna. La destinazione originaria divenne così quella di luogo di cura, spiritualità e recupero.

Eredità e memoria familiare della famiglia Cini

Lyda Borelli, celebre diva del teatro e del cinema muto, dopo il matrimonio con Vittorio Cini nel 1918, si ritirò dalle scene e trovò nella villa sul Monte Ricco il luogo ideale per dedicarsi alla famiglia. Dal loro matrimonio nacquero quattro figli: il primogenito Giorgio, nel 1918, seguito da Myriam, nata nel 1920, e infine dalle gemelle Ylda e Yana, venute al mondo nel 1924.

Le bambine furono battezzate a Monselice e crebbero tra Venezia e l’atmosfera esclusiva della residenza sui Colli Euganei, che rimase per loro un luogo di giochi e ricordi d’infanzia.

Nel 1943 Vittorio Cini, dopo aver ricoperto per circa quattro mesi la carica di Ministro delle Comunicazioni, si scontrò con i vertici fascisti e fu imprigionato dai nazisti in Germania, nel campo di concentramento di Dachau. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il figlio Giorgio si distinse per il suo coraggio: riuscì a recarsi in Germania e a ottenere la liberazione del padre. Questo gesto rafforzò il legame familiare e mostrò la determinazione e il senso di responsabilità del figlio verso la famiglia.

Purtroppo, pochi anni dopo, nel 1949, lo stesso Giorgio perse la vita in un incidente aereo, tragedia che segnò profondamente la famiglia e spinse Vittorio Cini a fondare in suo nome la celebre Fondazione Giorgio Cini a Venezia.

La donazione ai frati e le trasformazioni degli anni Sessanta

Donata ai Frati Minori Conventuali nel 1947 da Vittorio Cini, la Villa sul Monte Ricco cambiò radicalmente vocazione. Da residenza privata della famiglia Cini, divenne luogo di spiritualità, di accoglienza e di vita comunitaria. I frati si presero cura del complesso, adattandolo alle nuove esigenze religiose e pratiche.

Negli anni 1960 la struttura fu oggetto di un importante intervento di ampliamento: venne aggiunto un terzo piano, così da rendere più funzionali gli spazi destinati alla comunità conventuale e agli ospiti. Contestualmente la strada di accesso, fino ad allora ripida e sconnessa, fu ampliata e asfaltata, garantendo un collegamento più sicuro e agevole con Monselice.

Questi lavori segnarono una nuova fase della storia della villa, che da “rifugio privato” della famiglia Cini si trasformò in centro di vita religiosa, inserito in un contesto naturalistico e paesaggistico unico.

Scorci e luoghi da non perdere

Camminare sul Monte Ricco è come sfogliare un libro a cielo aperto. Ogni passo racconta qualcosa di diverso: natura, storia, panorami. Dal centro di Monselice fino alla cima del colle, il percorso offre tappe interessanti e paesaggi suggestivi.

Scopri cosa vedere lungo il percorso!

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