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Fuggire dal lavoro: fra le nuove priorità c’è il work-life balance

16 Gennaio 2025
La fondazione The Ocean Cleanup impegnata nella pulizia dei fiumi e degli oceani
Concetto fotorealistico @montericco.it
Monte Ricco Monselice - L'ape regina circondata dalle api operaie

I giovani italiani non sono più disposti ad accettare lavori sfruttanti o sottopagati: oggi la parola d’ordine è un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata.

La scala dei valori è cambiata: tra le nuove priorità emergono la qualità del tempo libero, la salute mentale e la flessibilità. Negli ultimi anni, vari trend topic sono diventati protagonisti sul web per discutere di come ripensare il rapporto con la professione.

Durante e dopo la pandemia è sorta una riflessione profonda: «Andare a lavorare conviene ancora?» Molti hanno rivalutato la propria salute mentale, il ruolo del lavoro nella vita quotidiana e la priorità data al tempo libero. Questo ha portato un numero crescente di giovani a condividere sui social le esperienze di insoddisfazione e a interrogarsi su un possibile cambiamento di paradigma.

Un esempio emblematico è la pagina Reddit “Antiwork”, dove quotidianamente migliaia di utenti raccontano le frustrazioni legate al lavoro, ipotizzando un sistema completamente diverso. La pandemia ha inoltre favorito il fenomeno conosciuto come “Grande Dimissioni” (Great Resignation) — nato negli Stati Uniti nella primavera del 2020 — che segna un riassetto importante del mercato del lavoro globale.

Giovani italiani scelgono benessere e flessibilità piuttosto che sola carriera.

Concetto fotorealistico di giovani italiani in ufficio - fonte montericco.it

Contratti a tempo determinato e poche prospettive di crescita

In Italia, il mercato del lavoro presenta peculiarità che rendono la dinamica ancora più complessa: sebbene il concetto di “dimissioni volontarie” sia culturalmente meno accettato rispetto ad altri Paesi, nel primo semestre del 2022 si è registrato un aumento di oltre il 30 % delle dimissioni, molte delle quali riguardano giovani con contratti a tempo determinato o posizioni poco rilevanti in azienda.

La causa? Spesso scarsa retribuzione, bassa stabilità, poche opportunità di crescita. Durante i lockdown molti hanno sperimentato lo smart working: la possibilità di operare da casa, senza pendolarismo o orari rigidi, ha fatto emergere differenze evidenti tra prima e dopo.

In Italia si è affermata anche la tendenza del “south working”: l’abbandono delle metropoli costose per tornare nei territori d’origine, soprattutto nel Sud o in zone provinciali, dove il costo della vita è inferiore, contribuendo contemporaneamente a un fenomeno di rigenerazione territoriale.

I giovani italiani cercano soluzioni di work-life balance

Tra gli under 35 una delle priorità è avere un lavoro che permetta orari flessibili, remoto, autonomia nella gestione del tempo e un’organizzazione per obiettivi piuttosto che per presenza in ufficio. Tra le novità discusse c’è la settimana lavorativa corta: studi dimostrano miglioramenti nella produttività e nel benessere mentale per chi lavora meno giorni settimanali senza diminuire le performance.

Si parla molto anche di reddito di base, salario minimo, e dell’apertura della partita IVA per lavoratori freelance: anche perché gli under 35 risultano la fascia più preoccupata circa la sostenibilità economica, il burnout, l’ansia, lo stress, i rapporti di potere cattivi, l’eccessivo carico di lavoro e la paura di essere sempre inadeguati.

Le generazioni precedenti raramente avevano affrontato queste tematiche in modo così esplicito. Se dobbiamo trovare un positivo effetto della pandemia, certamente va inclusa questa nuova presa di coscienza. Ma resta da capire se siamo all’alba di un cambiamento strutturale o solo di un episodio transitorio.

Novità e aggiornamenti 2024-2025

Ecco alcuni dati e trend recenti che completano e aggiornano il quadro:

  • Un’indagine della Deloitte Italia su Gen Z e Millennials in Italia rileva che il 73 % dei giovani dichiara che la Generative AI ha liberato tempo e migliorato il work-life balance, e che il 71-76 % ritiene che il proprio lavoro sia qualitativamente migliorato grazie a queste tecnologie.

    Contemporaneamente, circa il 60 % dice di vivere con lo stipendio “da un mese all’altro” e teme per il futuro economico. Questo conferma che la priorità all’equilibrio non è solo un tema “idealistico” ma radicato in una percezione concreta di insicurezza economica.

  • Secondo il report della ManpowerGroup “Global Talent Barometer 2025” quasi il 48 % dei lavoratori globali considera iniziative di work-life balance più importanti della retribuzione. In particolare, la generazione Gen Z è pronta a lasciare un lavoro privo di supporto sul benessere entro sei mesi.
  • In Italia, lo smart working e la settimana corta stanno diventando realtà: uno studio del Politecnico di Milano Osservatorio segnala che, nonostante la cessazione dell’obbligo di smart working per alcune categorie a marzo 2024, molte aziende continuano a favorire la modalità agile o ibrida.

    Inoltre, la Renner Italia ha avviato da luglio 2024 un progetto sperimentale di riduzione dell’orario di lavoro (fino a 36,5 ore settimanali) senza riduzione salariale.

  • Un altro report – su scala europea – evidenzia che l’Italia rimane “indietro” sul fronte equilibrio vita-lavoro rispetto a Paesi come Lussemburgo, Irlanda e Belgio: ad esempio, la quota di lavoratori in modalità ibrida o smart working in Italia è intorno al 6 %, molto inferiore rispetto ad altri Paesi europei.

Questi aggiornamenti confermano che il cambiamento è in corso, ma che l’Italia ha ancora terreno da recuperare per far diventare il work-life balance una realtà diffusa.

Giovani italiani scelgono benessere e flessibilità piuttosto che sola carriera.

Concetto fotorealistico di un giovane in smart working - fonte montericco.it

Work-life balance e smart working: i giovani italiani tra flessibilità e nuove sfide nel 2025

La ricerca di un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro è diventata centrale tra i giovani italiani. Le modalità stanno cambiando, smart working, settimana corta, flessibilità, ma le sfide restano: contratti precari, crescita lenta, cultura aziendale tradizionale.

I segnali che arrivano nel 2024-2025 mostrano che qualcosa davvero si muove, ma rimane aperta la domanda: riusciranno le nuove generazioni a modificare in modo duraturo un paradigma così radicato?

Nel frattempo, per chi cerca un lavoro oggi, diventa essenziale interrogarsi non solo su “quanto” si guadagna, ma su come e quando si lavora, e se quel lavoro consente davvero di vivere.

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